Cosa faresti se il tempo scorresse così frettolosamente da rendere la tua esistenza veloce e vuota? Old il nuovo thriller diretto da M. Night Shyamalan (Il sesto senso, Signs, Split, Glass) indubbiamente parla del tempo che scorre. Il tempo è da sempre un elemento del racconto, ma in questo film diventa un vero e proprio protagonista e anche metafora dell’esistenza. Attraverso il mistero e l’impianto da thriller il film appassiona e spinge a riflettere sulla propria percezione del tempo e di come decidiamo di viverlo. Non solo perché qui si parla anche di come il cinema e noi stessi rappresentiamo lo scorrere di secondi, minuti, anni. Sceneggiato e diretto da Shyamalan, Old è l’adattamento cinematografico della graphic novel Castello di sabbia (Château de sable), scritta da Pierre-Oscar Levy e Frederick Peeters, edita in Italia da Coconino Press.
Old: la trama

Un gruppo di turisti di un villaggio vengono invitati a trascorrere una giornata indimenticabile su una spiaggia deserta e mozzafiato. Al loro arrivo iniziano a verificarsi strani avvenimenti mortali che turbano la giornata di vacanza. Presto gli ospiti sospettano che su quella spiaggia ci sia qualcosa di strano, un fenomeno misterioso che accelera il passare del tempo.
Tutto il film è infatti attraversato da un mistero: perché proprio quelle persone si ritrovano riunite su quel lembo di spiaggia e perché tutti invecchiano così velocemente? I protagonisti in gioco sono accomunati da un segreto che ha uno stretto legame con il tempo e il suo procedere verso una fine. La suspense è al primo posto in Old, ma Shyamalan lascia spazio anche all’intreccio drammatico. Il film infatti inizia mostrando una famiglia in crisi, con la coppia di genitori che sta per separarsi e i bambini di 6 e 12 anni che devono in qualche modo affrontare la situazione. La parte drammatica è accennata, ma utile ai fini del coinvolgimento degli spettatori. Il risultato è un thriller a tratti surreale, che ha il pregio di far rimanere incollati fino alla fine alla storia.
Fanta-thriller, tempo e legami: Shyamalan coglie ancora una volta l’essenza del cinema

In fondo M. Night Shyamalan ha sempre saputo raccontare molto bene, attraverso la suspense, i legami affettivi tra i personaggi in campo. In Old c’è una famiglia che sta per dividersi, una ragazza che bada solo all’apparenza e dei bambini che non hanno ancora avuto il tempo di assaporare la vita. Tra fantascienza, dramma e un pizzico di surrealismo, Shyamalan riesce a costruire un film appassionante, dal buon ritmo, che assurge a tutti gli obiettivi: intrattenere e permettere l’immedesimazione.
Il metacinema di Shyamalan

Chi conosce la filmografia di Shyamalan sa che il regista – come Alfred Hitchcock, uno degli autori che lo ha ispirato – compare i tutti i suoi film. Non solo in camei, ma anche interpretando piccoli ruoli. Anche in Old il regista figura nei panni di un conducente di un minibus e di osservatore degli ospiti della spiaggia. Un’inquadratura in particolare, in cui lo vediamo dietro una Nikon D-100, mette in campo anche una riflessione metacinematografica sul ruolo del regista, come grande osservatore della realtà.
Ogni regista o sceneggiatore è creatore di micro-mondi, filtri per gli spettatori con cui leggere il reale tempo che scorre. Poetico e gasante, perché Shyamalan, a cui qualcuno ha imputato di essere troppo evanescente nella sua creazione di suspense, è un regista che propone una visione diversa e che non lascia le sue storie incompiute. Non solo dal punto di vista della regia, con il suo personale tocco di repentini movimenti, zoom, carrellate e movimenti ellittici, in cui a giocare un ruolo fondamentale è sempre il fuori campo, il film è appagante ma anche nell’offrire una narrazione non Omologata. Andare al cinema a vedere un nuovo film di Shyamalan è sempre sorprendente perché lo Shyamalan twist (termine entrato nel gergo moderno e che sta a significare un colpo di scena assurdo) non tarda mai ad arrivare.
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